
In circolo: intervista all’associazione Teatro Ebasko
10 Ottobre 2023
Suner – Festival dei Music Club Arci
16 Ottobre 2023
In circolo è una serie di interviste e chiacchierate con i nuovi circoli ARCI in città, per scoprirne i progetti e le attività e conoscerne idee, sogni e prospettive.
Abbiamo incontrato l3 ragazz3 di Bologna for Climate Justice, un collettivo da poco affiliato ad Arci e con uno spazio tutto nuovo a Porta Pratello. Si tratta di una realtà unita dalla consapevolezza della sfida che l’emergenza climatica ci pone di fronte e con la volontà di cambiare concretamente qualcosa.
Per cominciare, una presentazione su Bologna for Climate Justice: da chi è composto e come è nata l’idea di creare un collettivo.
Il collettivo è nato 2 anni fa, nel settembre 2021, ed è composto da cittadin3 di Bologna, alcun3 di noi sono nat3 qui, mentre altr3 sono venut3 qui per diversi motivi. Inizialmente eravamo 4-5 persone poi siamo cresciuti sempre di più attraverso i vari incontri e i vari percorsi che abbiamo organizzato. La cosa che ci unisce è sicuramente la volontà di vedere una Bologna diversa, una città più giusta dal punto di vista climatico, sociale ed economico e la spinta a creare il collettivo è venuta proprio a seguito della pandemia.
Dal vostro punto di vista, cosa ha evidenziato la pandemia che prima (forse) non era chiaro?
La crisi climatica è la più grande sfida che abbiamo ai nostri tempi ed è in primis l’ennesima faccia della crisi sociale e della disuguaglianza economica. Con la pandemia tutto ciò è stato ancora più evidente: abbiamo visto come in una situazione, come quella del lockdown, chi viveva in zone verdi o aveva terrazzi ecc. conduceva una vita nettamente migliore ed efficiente. La pandemia ha sottolineato come le disuguaglianze contano tantissimo e, come gli studi dimostrano, quanto la crisi climatica sia provocata innanzitutto dalle fasce più ricche della popolazione.
Ci siamo resi conto di quanto sia fragile il tessuto sociale e l’ambiente nella nostra città. Questo ci ha spinto a impegnarci per un cambiamento radicale nel sistema, perché crediamo che sia l’unico modo per garantire un futuro prospero a tutte e a tutti. Il percorso nasce proprio da ciò, dalla volontà di avere uno sguardo radicale su queste tematiche.
Il vostro lavoro si concentra solo su Bologna?
La nostra visione è globale perché ovviamente la crisi climatica è una questione globale, ma la vogliamo radicare a Bologna attraverso percorsi che facciano emergere le contraddizioni e che provino a far vedere le cose da una prospettiva diversa. Il passante di Bologna, ad esempio, rappresenta la contraddizione chiave, centrale e su cui abbiamo lavorato molto perché costituisce tutto il contrario di quello che si dovrebbe fare da un punto di vista ecologico e sociale. Non ci occupiamo, però, solo della città di Bologna ma anche di aree più ampie: abbiamo ospitato attivist3 che hanno manifestato contro le miniere di carbone in Germania, i No tav, le comunità energetiche di Roma. L’incontro con le varie realtà ci ha permesso di far conoscere punti di vista diversi che potessero ispirare e ispirarci.
Come fate sentire la vostra voce nella città e come cercate di sensibilizzare e portare avanti questa lotta per la giustizia climatica?
Attraverso eventi, workshop e altre iniziative cerchiamo sicuramente di sensibilizzare e promuovere l’eguaglianza e i diritti, e la ricerca costante del valore collettivo nelle scelte e nelle azioni. Ovviamente il filo che unisce tutto è il perseguimento di una giustizia climatica.
In questo senso organizziamo, diciamo, varie tipologie di eventi: quello più “culturale”, come presentazioni di libri, che facciamo 3/4 volte al mese, in cui spesso abbiamo parlato anche di emergenza abitativa e povertà energetica. Ne abbiamo una a breve, il 25 ottobre alla libreria Modo Infoshop, con la presentazione del libro Il mare colore veleno, con l’autore Fabio Lo Verso. Cerchiamo, inoltre, di partecipare e contribuire al rafforzamento delle mobilitazioni territoriali, come quella organizzata per il 22 ottobre per il Passante di Mezzo. Altro fronte su cui lavoriamo è costruire progettualità e percorsi alternativi.
Il 22-23-24 settembre c’è stato “(Fe)Stivale: ricostruire l’Appennino nella sfida della crisi climatica”, tre giorni di confronti e progettazione a collettiva. Come è nato questo Festival?
È stato un Festival a sostegno delle popolazioni alluvionate, giornate per raccogliere fondi ma volevamo costruire effettivamente insieme a qualcuno un progetto che potesse parlare di giustizia climatica e ricostruzione. Negli scorsi mesi abbiamo avuto modo di conoscere la comunità appenninica di Luminasio, diviso in due da una frana, e con cui abbiamo voluto iniziare un percorso per una ricostruzione, che non è “ricostruire tutto come prima”, come annuncia chi governa, ma è una ricostruzione sociale: una ricostruzione che parte dal basso e cerca di connettere città e montagna, costruire infrastrutture sociali per immaginare un modo diverso di vivere i territori. Abbiamo organizzato un trekking esplorativo, come primo momento di conoscenza con gli e le abitanti di Luminasio, che è stato molto partecipato, ed è stato un punto di inizio per iniziare questo percorso.
E all’interno del Festival c’è stato anche un momento di incontro e dibattito sull’instant book, risultato di un percorso. Da dove viene l’idea?
Un anno fa è nato il progetto di Researchers for Climate Justice, un gruppo di ricercatori e ricercatrici, con l’obiettivo di unire la scienza della strada, quindi chi vive e chi pratica forme di attivismo, e la scienza dell’accademia, chi queste cose le studia. A settembre abbiamo pubblicato l’instant book, che raccoglie i contributi dei ricercatori e ricercatrici, come primo momento di riflessione per arrivare al World Congress for Climate Justic, che si è svolto proprio in questo weekend, a cui partecipano attivist3 e ricercator3 di tutto il mondo.
Cosa vi augurate per il futuro?
Vogliamo vedere una Bologna che riduce le aree cementificate, promuove la mobilità lenta, mette la salute e il benessere di tutte e tutti prima degli interessi economici, e si impegna attivamente nella lotta contro il cambiamento climatico. Non solo vogliamo evitare che qualcuno venga lasciato indietro, ma vogliamo anche garantire che chi è svantaggiato possa condividere un posto in prima fila nel processo decisionale della citta’.
Tre parole che fondamentali per voi e per il vostro lavoro.
Giustizia climatica, comunità impegnata e vita degna per tutte e tutti.